Pensieri in quarantena. Da una stanza a pochi metri dal mare







  
La fenice non smetteva di cantare e fino alla fine riuscì a distrarmi dal mio allenamento. Era il mio migliore amico Mel, cosa vorrà? Mi domandai. Chiamai Cyano, e in groppa al suo dorso dorato mi trasportò da Mel. Era un po' agitato, la notte aveva avuto un incubo che gli era apparso tanto reale che al risveglio era avvolto in una pozza di sudore, tremante. Voleva condividere con i suoi amici ciò che aveva visto, perché secondo lui era un sogno premonitore, un cattivo presagio. Come siam soliti fare, iniziamo il fine settimana radunandoci con le nostre tende al ranch per allestire il fuoco del venerdì sera. È una tradizione inventata da noi, in cui ogni venerdì alla stessa ora, l’ora del tramonto in base alle stagioni, ci ritroviamo lì e facciamo un grande fuoco, intorno al quale ci raccontiamo come è andata la settimana, dove abbiam volato, che pietanze abbiam degustato, che persone abbiam conosciuto, che progetti abbiamo, parliamo di noi e di ciò che vogliamo. A volte per essere più disinibiti nei racconti sorseggiamo il seme di bacco, una sostanza che chiamiamo vino, ci sono tre tipologie dalle diverse colorazioni il bianco, il rosso e il rosato. Il seme di bacco è una bevanda dolce, a volte frizzantina, che ti trasmette allegria, ti rende socievole, ti rilassa, ti solletica il cervello fino a renderti l’animale più docile esistente sul nostro pianeta. In questa atmosfera gioiosa eravamo tutti curiosi di ascoltare la premonizione, la brocca di vino girava in senso orario, il fumo saliva fino in cielo e la legna scricchiolava, chiudemmo gli occhi e sul sottofondo reggae di Bob every little thnigs is gonna be all right Mel iniziò il suo racconto.
Era l’anno 2020, vivevamo in un mondo terribile, con dei ritmi affaticanti, un’aria grigia difficilissima da respirare, ovunque guardavi era tutto di cemento e asfalto, non si poteva più volare era troppo rischioso perché da una parte all’altra c’era un via via di marchingegni giganti, delle specie di uccellacci meccanici che emettevano un fumo nero. Gli abitanti si chiamavano cittadini e cittadine, ma gli chiamavano cittadini al plurale maschile perché a quanto pare le donne non avevano granchè di importanza lì. I cittadini abitavano dei luoghi chiamati città, che si suddividevano in comuni, province e capoluoghi, le città erano inserite in un territorio chiamato regione, e le regioni erano ben 20 e si trovavano dentro questo pezzo di terra chiamato Italia, il pianeta sarà stato una meraviglia prima di quel momento, e ricordo anche avesse una forma bizzarra: sembrava uno di quegli arnesi che indossavano alcuni dei suoi abitanti chiamato stivale! Gli abitanti facevano parte di un gruppo ulteriormente grande la Repubblica democratica Italiana, cioè la tipologia di governo dello Stato nazione italiano. Che idiozia, praticamente a capo di tutti c’è un personaggio fittizio lo Stato che è mosso da personaggi incravattati e pieni di un pezzo di carta che chiamano soldi, o meglio euro, però fanno credere che siano i cittadini che hanno il diritto di scegliere per loro e decidere. Che finzione più grande, perché dovreste guardare l’Italia: è stretta però e lunga, e poi e tutta diversa al suo interno, da nord passando per il centro e giungendo al sud quelli mica si capiscono tra loro. Ho ascoltato una miriade di lingue assurde, tutte diverse, erano divertentissime, ed esprimevano chiaramente lo spirito di ogni popolo, però tutti erano costretti a parlare una comune, bhe diciamo per capirsi, e ne risultava un simpatico italiano dalle sfumature regionali, ognuno di loro ci metteva del proprio nell’italiano. In realtà, mi è apparso un posto di simpaticoni, e quanto mangiano, è impressionante. Una cosa mi è piaciuta: anche loro bevono vino ed è squisito. Ma ritornando alle stranezze dello stivale, ecco mi sono reso conto che c’è un'altra cosa strana, la chiesa cattolica, è uno spazio dove si riuniscono a credere, ma pensate credono in un solo Dio, ed è maschio??? Se solo madre natura ascoltasse questo si infurierebbe. Se voli affondo per lo stivale ti rendi conto che ognuno crede a suo modo, certo, però apparentemente ed ufficialmente la maggior parte di essi credono nella chiesa. I più anziani si riuniscono per una celebrazione, la santa messa, danno offerte ai rappresentanti del posto e loro, con il loro falso buonismo, vivono sulle spalle della gente che si aggrappa alla fede, perché sente il bisogno di credere in qualcosa al di là della sua vista. A capo della chiesa c’è il vaticano, la dimora del capo di tutti, il Papa, non immaginatevi un semplice ed anziano signore, il Papa indossa indumenti che valgono tantissimo, per non parlare dei suoi anelli. Che stranezze più assurde. E da lì che sono stati decisi i valori degli italiani. Il sacrificio, il dolore, il pentimento, la redenzione, la monogamia, la castità prima del matrimonio, il pudore, e all’interno della scala di valori di questa società mille incongruenze. Poi sono così faciloni, allora tu puoi sbagliare quanto vuoi, tanto poi reciti una preghiera e vieni perdonato, facile crescere così no? Ad aggravare questa situazione c’è una pratica sociale radicatissima, che chiamano corruzione, cioè tu concedi qualcosa ad una persona in cambio di un suo favore, oppure c’è il cosiddetto clientelismo ovvero la persona che già si conosce ottiene un incarico per cui più persone aspirano. Non è finito, ciò che ho visto mi ha lasciato troppo perplesso, degli uomini per inseguire un pallone guadagnano milioni di pezzi di carta, e degli altri che lavorano chiusi in scatoloni chiamati fabbriche o nel settore delle costruzioni, o chi lavora nei luoghi di cura chiamati ospedali, riceve una misera. I lavoratori sembrano burattini, lavorano metà della loro giornata, tornano a casa e spendono più della metà del loro guadagno in quattro mura (in cui non ci sono mai), per nutrirsi e possedere cose futili che non li riempiono il cuore, ma, che fanno esplodere i loro conti. Ecco di aspetti negativi ne ho potuti osservare tanti, ma cosa è successo che mi ha lasciato così preoccupato? Un giorno è arrivato in questo posto un essere microscopico, il corona virus, e ha iniziato ad uccidere tutti. Il vecchietto che avevo visto seduto su una panchina nella piazza del paese, l’anziana signora dell’edicola in un altro centro città, il medico di un ospedale, la panettiera, poi il maestro e poi tanti anziani e tanti giovani si ammalavano, i loro centri di cura erano in preda ad una situazione che chiamavano emergenza sanitaria. Provo molto dolore, perché sapete che i sogni per noi sono più lunghi nella nostra mente rispetto alle ore di sonno, ed io ho trascorso trent’anni con gli italiani e nonostante ci sia questo sistema che li schiavizzi, nella mia vita in sogno li ho amati, sono brava gente, con difetti…ma l’Italia è bella, è una poesia! Quando sono stato lì, sono subito stato rapito da un paesino, di nome Monopoli, e mi sono scelto una famiglia, mi piaceva la mia mamma, in sogno era una cuoca eccezionale, una donna dolcissima e il mio papà, un personaggio, gestiva un negozio di dischi famoso in tutta la provincia. Avevo due fratelli ed anche dei nipotini e uno aveva la mia stessa voce. Che pazienza la mia mamma in mezzo a tutti sti uomini. Ah vivevamo a pochi metri dal mare, in una casetta con un bel giardinetto, e lì c’è anche stato un cane, Ettorino, e mi sa proprio che l’ho raccolto io dalla strada e l’ho cresciuto assieme alla mia famiglia. Quindi vedete amici e amiche, non sono tanto cattivi laggiù, hanno solo bisogno di essere liberati, liberati dalle loro prigioni mentali alimentate dal sistema economico e sociale che li controlla. Ah si dimenticavo, esistono le prigioni, luoghi in cui rinchiudono le persone se commettono azioni sbagliate secondo la legge, cioè le loro regole sono state scritte, non come qui che le trasmettiamo a voce di generazione in generazione. In quella vita amavo riempire il mio corpo di sostanze amare, veleni, perdevo ore di sonno, amavo a destra e sinistra ma solo in superficie, che roba ragazzi, la notte mi dimenavo nel letto e mi grattavo in continuazione, perché forse non mi stavo ascoltando fino in fondo e nel sonno cercavo me stesso, volevo togliermi quella corazza e uscire allo scoperto. Poi è arrivata la Pandemia e con essa la lucidità, e in quella stanzetta accogliente ho iniziato a rivivere la genuinità di alcuni momenti, a sentire la mancanza di un abbraccio e a capirne l’importanza, ho compreso che la debolezza è una forza perché siamo umani, ho compreso che raccontarsi agli altri fa bene all’anima e non è una vergogna. Ho iniziato nelle mie fantasie a sentire il vero piacere di un orgasmo, che non è solo buttar fuori ma parte tutto da dentro, perché ho imparato ad accarezzare e a penetrare con delicatezza, perchè in tutte quelle ore lì dentro ho iniziato a riflettere sulla forza e la bellezza di tutte le donne che mi circondano. Ho trascorso così tante ore lì dentro che la mancanza (degli amici, dei miei fratelli, dei miei nipotini, delle mie amanti e di un abbraccio a miei, senza timore di contagiarli) è diventata una presenza tangibile, reale con la quale potevo dialogare. Credo che come me molti abitanti del pianeta Italia siano stati soli nelle loro stanze, e abbiano riflettuto…
Rimanemmo sbalorditi, qui sulla nostra isola fantastica siamo liberi, nudi, siamo tutti una sola famiglia, e da piccini ci insegnano a dedicare almeno quindici minuti del nostro tempo a noi stessi, a parlare tra noi e noi, e poi a condividere. Ah tra l’altro noi il tempo lo misuriamo in base al sole e alla luna non abbiamo orologi! Siamo abituati ad amarci e a consolarci a vicenda senza timori, le apparenze qui non esistono, noi siamo, esistiamo e viviamo al cento per cento ogni giorno. Mel era ancora un po' agitato temeva di aver ricevuto un avvertimento e temeva per tutti noi, non avrebbe mai permesso che la nostra isola si trasformasse in una fabbrica a cielo aperto sotto minaccia di pandemia. E noi lo tranquillizzammo, al seme di bacco, ci aggiungemmo il sudore di Mixcoatl, dio della guerra, la bellezza di Venere, l’amore di Eros e in una miscela pagana ci mescolammo in un gioco di ombre, ungendo i nostri corpi col nostro sudore, la nostra saliva, olii, e creme. Riscaldati dal fuoco, su di noi, il cielo si illuminava lentamente delle sue stelle più belle per insegnarci che dopo aver percorso un cammino così cupo, che sia esso reale o fantastico, c’è sempre la luce ad annunciare un lieto fine.

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