Punti di vista canini: Peggy in quarantena






Sono stata ritrovata ai bordi di una strada di campagna, ero sotto un ulivo assieme ai miei fratelli e sorelle, per via delle ovulazioni multiple della mia mamma eravamo tutti diversi gli uni dagli altri. Mio padre non l’ho mai conosciuto, sono sicura sia stato un bastardo, in tutti i sensi. Non ho ricordi molto nitidi prima del giorno dell’abbandono sul ciglio di una strada. Ero troppo piccola per ricordare con chiarezza, però ricordo che la prima notte senza il calore materno ci stringemmo in un pianto collettivo, impauriti e infreddoliti, sperando che qualcuno si accorgesse di noi. Non ricordo quanto tempo trascorremmo sotto l’ulivo uno accanto all’altro. Improvvisamente un pomeriggio, dopo tante ore di silenzio in quell’isolata campagna, udimmo dei suoni che sembravano familiari, erano simili ai suoni che emetteva quella sagoma gigante che ci aveva caricati in auto e trasportati lontano dalla mia mamma. I più piccoli fra noi si misero al riparo, mentre mio fratello ed io andammo incontro a quel verso e a quell’odore che emettevano due figure che camminavano verso di noi. Erano due esemplari di femmina umana, perciò il nostro istinto ci disse di fidarci maggiormente, e non ci sbagliammo le due femmine ci accarezzarono dolcemente, che emozione e che calore in quelle mani dopo notti insonni. Le giovani si misero subito all’opera per raccoglierci. Si rivolsero ad una contadina che abitava un paio di chilometri più avanti e la donna regalò loro una cassa, che in origine era un recipiente per olive, fummo messi tutti lì dentro, ci stavamo perfettamente tutti e sei. Ci portarono in un seminterrato di una grande villa in costruzione non lontano dall’ulivo sotto il quale trovammo riparo nei giorni di abbandono. Quel posto per quanto fosse isolato e impolverato diventò in pochi giorni il posto più bello dove potessimo essere. Una delle due femmine tornava ogni giorno a bordo di un motorino, deve essere stato di colore blu perché sono pochi i colori che posso distinguere e quello lo riconoscevo, però soprattutto quello che riconoscevamo era il rumore di quell’aggeggio, quando si avvicinava sospiravamo dal sollievo e pensavamo “non si è dimentica, ci ama, e finalmente se magna!”. Eravamo delle microscopiche palline di pelo, maleodoranti, pulciose, affamate di affetto e cibo. La prima volta lontani dalla campagna entrammo in luogo che dava di pulito e disinfettante, che tuttora detesto, lo studio veterinario, soffrimmo un po', però dopo, finalmente, non avevamo più tutti quegli esserini che ci succhiavano il sangue e potevamo vantare un manto più profumato. Gli anni trascorsero e noi fratelli dovemmo separarci, io rimasi insieme all’esemplare di femmina, dal nome Valentina. Ero felicissima, anche io ricevetti un nome: PEGGY. Non è stata facile la nostra relazione, perché a lei le è venuta la geniale idea di studiare antropologia e perciò di andar via da Monopoli, e il primo mese senza di lei è stata una tortura. Ero nostalgica, era come se mi avessero portato via il sorriso, insomma sono il suo braccio destro, la sua compagna di vita. Ricordo era fine ottobre 2011, quando presi il mio primo treno di notte, all’epoca al di fuori della campagna pugliese non avevo visto nulla di più. A parte il rumore delle auto o del trattore del vicino, il cinguettio degli uccelli, il canticchiare del gallo, le poche voci umane non conoscevo nient’altro. Un amico di Valentina, era stato incaricato di portarmi da lei in maniera clandestina perché, insomma io, avevo pochi vaccini e non avevo un microchip, ero una cagna di campagna, una di campagna non avevo bisogno di tutti questi fronzoli urbani e sanitari. La fatica del viaggio trascorso per terra su un pavimento pieno di odori di suoletta di scarpa, con poche e marce briciole, fu appagato quando mi resi conto che sotto dei grandi portici nella città di Bologna mi aspettava la mia compagna. Forse, molti di voi non lo sanno ma a noi basta poco per essere felici, e la felicità ci rende flessibili, diciamo. Infatti, in poco tempo, camminavo a guinzaglio, facevo pipì nelle aiuole, correvo nei parchi e dormivo su un divano. Ci sono alcuni abitudini domestiche favolose a cui è difficile rinunciare una volta che ti ci abitui. Ah dimenticavo, lentamente apprendevo le buone e formali maniere urbane dell’annusare gli altri simili, che costumi civilizzati e noiosi! A Bologna, ho frequentato i primi centri sociali, l’XM 24, il VAG, ricordo le giornate dei mercati dei contadini, quante buone cose potevo sgraffignare! E chi si scorda piazza verdi, via Irnerio, le feste al 38 e Valentina con la sua boccia di vino che mancava poco e parlava anche con i portici, mentre io vagavo tra la folla in cerca di qualche stuzzichino, per poi ritrovarci a fine serata. Lei sempre ripeteva "Porto Peggy con me così torno presto" non starò qui a raccontarvi quante albe dei giorni dopo e dopo ancora ho visto, su quanti tappeti ho dormito per aspettarla, e, poi finalmente tornare a casa e dormire insieme attaccate per pomeriggi interi, eravamo nel fior fiore dei nostri anni. I momenti magici però si interrompono troppo spesso in un batter d’occhio, e lei per dare una svolta alla sua vita partì per l’America del sud. Sono sempre stata informata del fatto che lì ci sono tanti cani randagi e temevo che si innamorasse di qualcun altro, ma lei mi è fedele sempre, magari accarezza qualcuno, ma io sono e sarò sempre la sua preferita. Negli anni nei suoi andirivieni il nostro amore è rimasto inalterato dal tempo. Ho vissuto a Bologna e a Torino, ho visitato un gran numero di città, accompagnandola da amici e parenti, assecondandola nelle sue marachelle, non posso negare che ci divertiamo insieme, poi ovunque andiamo siamo unite dal nostro profondo sentimento per la nostra terra d’origine: la Puglia. Ad entrambe ci mancano le stesse persone, gli stessi luoghi e le stesse pietanze. Ci manca il mare, la parmigiana della mamma, le colazioni con mauro, bhe quelle in particolare a me, ci manca dar fastidio a Susy, ci manca mettere sotto sopra la casa di mamma, mi manca scroccare taralli e olive al Carlo V, ci manca tantissimo andarcene a zonzo nel centro storico della nostra Monopoli. Ci mancano le passeggiate alla Pentima e i giri in auto con il finestrino spalancato. Negli anni abbiamo imparato a sopportarci, anche se lei spesso mi rimprovera e io non posso dirle molto perché non mi piace abbaiare, io sopporto i suoi cambi d’umore e il suo pre-ciclo, e lei, a seconda dei calici di vino che ha bevuto, sopporta o meno le mie recite e le mie fughe per abbindolare i camerieri dei locali e accaparrarmi qualcosina da mangiare. In questi giorni di quarantena, però, la costante presenza umana in casa intralcia le mie abitudini, soprattutto quelle pomeridiane. Mi manca il pisolino sul letto, poggiare la testa sul cuscino e rotolarmi nella coperta, quando potrò avere un po' di solitudine? Uno dei lati che più mi garba è che si mangia prima e più spesso e così riesco a fare sempre vari assaggini al posto di un insulso ed unico pasto al giorno. Sogno spesso una bella corsetta sul Lungo Po e un giretto al parco Valentino e penso tra me e me dai umani guarite vi prego!!! Se continueremo a stare qui tutto il giorno in casa, la mia toilettatura continuerà a ripetersi ogni 10 giorni ed io e l’acqua, a parte quella salata, non andiamo particolarmente d’accordo, diciamo che odio profumare, voglio il mio odore, non voglio mica odorare di barboncino, sono una cagna orgogliosamente meticcia e di campagna perciò non profumerò mai io! Ficcatevelo in testa! Oltre il collarino rosa non potrò tollerare nessun altro oltraggio alla mia cagnosità! Ora addirittura, Valentina, sta facendo delle ricerche per capire perché mi lecco. Gli esseri umani non riescono proprio ad accertare il fatto che noi cani abbiamo delle abitudini diverse dalle loro, e quindi adesso secondo i suoi grandi studi mi lecco perché sono stressata e ho bisogno di attenzioni. Al diavolo la mia igiene personale! Cederò alle sue sciocche speculazioni sulle patologie canine: sono stressata, la vita da cane domestico è uno stress, dai coccolatemi e viziatemi. Spero la sua convinzione perduri almeno fino all’arrivo del caldo così potrò godere del divano, invece di stare sul tappeto a terra tra gli spifferi. Spero che al termine di tutto questo non ci portino tutti in terapia, perché condividere un solo divano in tre tutto il giorno ci farà diventare matti, è proprio vero sono stressata! È molto divertente osservare come le passeggiate per i miei bisogni fisiologici siano diventati un bisogno anche per gli umani, Valentina nella normalità le odia tanto che piuttosto mi tiene appreso a lei tutto il giorno, ma le piccole uscite la annoiano, come darle torto d’altronde. Probabilmente, la maggior parte degli esseri umani, crede che noi non siamo esseri pensanti e con sentimenti, questo non è assolutamente vero. Soffriamo per questo piangiamo, perché percepiamo ogni forma di dolore proprio come voi, ci annoiamo se stiamo troppo in solitudine, addirittura facciamo sogni e incubi, abbiamo una memoria ed è per questo che certi luoghi, certi rumori o certi odori ci fanno paura o ci fanno scodinzolare, riconosciamo casa e le persone che conosciamo, proviamo felicità è questo il motivo per cui scodinzoliamo, oppure, sappiamo finanche fingere per raggiungere qualche goloso fine come tanti cuccioli d’uomo. Ma una grande capacità che abbiamo, insita nella nostra natura, è quella di amare e di non portare rancore, infatti alla mia veneranda età, nonostante abbia subito un abbandono, sono tornata ad amare, fidandomi degli esseri umani, perciò, oggi con la saggezza di un cuore che vive molti più anni di quegli biologici, vi dico di amare, di amarvi perché la vita è spesso così breve per perderla dietro sentimenti che ci inaspriscono lo spirito, buon ritorno alla normalità, il mondo canino è con voi,
sempre fedele Peggy.

Commenti

Post popolari in questo blog

prologo