Vorrei ballare il tango
In una casetta al primo piano di una minuscola palazzina, situata nel centro storico di una cittadina affacciata sul mar Bentivoglio, viveva un uomo strampalato di nome Antonino.
La sua era una casa di famiglia, dove lui vi era nato e cresciuto assieme alla sua mamma, Teresina, e a suo fratello maggiore, Michelino. La mamma era una donna di altri tempi, di tradizione contadina, esperta di pollame e agricoltura, dalla cucina dai sapori semplici e rurali.
Teresina era una madre lavoratrice, per lei i suoi figli furono il suo più grande capolavoro al quale contribuì suo marito, Mariuccio. Quest'ultimo un’anima vagante divisa fra l’amore della sua famiglia del sud Italia e il legame profondo con la famiglia del sud della Francia. Egli coltivò due amori e dal secondo nacque Linda una donna bellissima, una versione aggraziata di Antonino al femminile, i due avevano tratti somatici molto simili: il nasino a patata ereditato dal padre, l’altezza, la magrezza e quella folta chioma riccia e spettinata che li rendeva unici nel loro genere. Teresina era una cristiana devota e praticante e per ironia della sorte nel suo destino incrociò un uomo poligamo nonostante appartenessero alla stessa cultura. Teresina era dedita al marito, lo aspettò fedelmente con il rosario tra le dita e lui eternamente adolescente non trovava il coraggio di dirle che era capace di amare entrambe le famiglie allo stesso modo. Nonostante il dilemma che accompagnò Mariuccio per tutta la vita, fu un nonno e un padre che lasciò degli insegnamenti e ricordi indelebili nei suoi figli e nipoti. I trucchi con le carte, le passeggiate in bicicletta e le barzellette con cui intratteneva i suoi cari sono stati la maschera di un uomo che viaggiava da una parte all’altra dell’Europa lottando contro un male che lo seguì per buona parte della sua vita senza mai riuscire cancellare dal suo volto e dal suo corpo la sua vitalità più autentica. Il figlio maggiore era un illustre e severo docente di matematica del liceo del paese. Un Albert Eistein marito e papà intransigente esatto opposto di quello scapestrato di suo fratello minore. Teresina "ne ha gettate tante di urla" mentre Michelino studiava e rigava dritto per laurearsi e Antonino voleva fare l’artista. Ebbene sì, che altre parole adottare per descriverlo, n’artist, o meglio come dicevano tanti suoi compaesani un gran bassista. Una delle sue migliori doti, oltre scassare i maroni, era suonare il basso, come lui diceva :-Il basso si suona con la pancia. È da dentro che parte, dal battito del cuore passando per il contrarsi dello stomaco, che risucchia tutte le emozioni umane-:. È da qui, Antonino, con le sue dita faceva vibrare sé stesso attraverso la profondità del basso, riproducendo un suono primordiale paragonabile al battito sotterraneo del pianeta Terra. Oltre la bravura e la passione musicale si rivelò un ottimo cartografo, a malincuore dovette indossare giacca e cravatta per rispondere al dovere di padre e marito ed entrò a far parte di un'azienda. Con il tempo raggiunta la pace dei sensi, Antonino, trascorreva giornate solitarie rimembrando la sua vita e suonando sul piccolo e floreale balconcino di casa mettendo a dura prova la pazienza delle forze dell’ordine non distanti dalla sua dimora. Nel lontano 2020, si diffuse un suono assordante per tutta la penisola: fu dichiarata emergenza acustica. Le case furono insonorizzate e fu imposto il divieto di circolare per le strade per ridurre al minimo l’inquinamento acustico, si poteva uscire solo per il reperimento di beni di prima necessità con l’obbligo di indossare i tappi per prevenzione. L’OMS proibì le lunghe conversazioni per evitare che il suono si producesse all’interno delle case stesse. Fu un periodo di silenzio profondo, finalmente niente più schiamazzi notturni per le strade e neppure grida isteriche di coniugi arrabbiati, ed una volta per tutte le maldicenze di ogni genere furono messe a tacere per la serenità collettiva. Gli umani ascoltarono per mesi solo la natura e loro stessi con tutte le loro paure, angosce e desideri. Si dovevano pronunciare le parole indispensabili e nulla di più. Antonino dovette rinunciare al balconcino. Tra scrittura e libri e calici di vino trascorreva il suo isolamento. Un giorno dall’Argentina arrivò una nota otorinolaringoiatra, Loris, che si trasferì al piano di sopra dell’appartamentino del bohemien solitario. I due non si incrociarono mai per le scale. Antonino non aveva motivo di uscire, mentre la specialista era totalmente assorta nella ricerca scientifica, motivo per cui si era trasferita. Loris oltre ad essere un medico specialista era musico-terapeuta e credeva tantissimo nella forza curativa del suono. Dopo le ore di laboratorio rientrava in casa ed ascoltava la sua musica preferita, lasciandosi trasportare dalle note in una danza improvvisata. Loris era assolutamente contraria ai divieti imposti sulla musica da parte del governo, piuttosto era dell’idea che era necessario creare un’armonia che potesse addolcire quel suono tremendo fino a dissolverlo nell’aria. Una sera, Antonino, stanco di non poter più ascoltare la sua musica e infastidito dal fatto che l’ultima arrivata, invece, potesse ascoltare quello che le pareva, prese a suonare il basso con forza, con passione fino a far vibrare lo stabile. Mentre pizzicava le corde pensava “beccati questa nota dottore”. Loris, che scorgeva in ogni melodia nuovi orizzonti da cui apprendere, chiuse gli occhi e ascoltò. All’alba successiva fece partire la sua musica preferita: un tango argentino con tutto il sapore del Rio de la Plata. Da sotto il vicino, che aveva dei modi un po' bruschi, con la scopa iniziò a battere sul soffitto pretendendo che la vicina interrompesse il suo momento. Irriverente come non mai mise la sua collezione di cd rock. Loris pensò forse che non era stato del tutto carino arrivare in una nuova casa ed approfittare del camice per poter liberamente ascoltare musica mentre agli altri era stata proibita tale magia. Antonino, dal canto suo, comprese di aver esagerato e che in un certo senso doveva porgere dei ringraziamenti allo sconosciuto che venuto da lontano giorno e notte sperimentava una cura per frenare la propagazione del suono assordante. Rivolse le sue scuse a Loris con un post it e patteggiò un’alternanza musicale di mezz’ora ciascuno. Loris accettò le condizioni, per un mesetto il silenzio e il vuoto delle strade fu infranto dalle melodie provenienti dalle loro case, mezz’ora di Astor Piazzolla si alternava a mezz’ora di Guns and roses, e innumerevoli artisti di tango e rock si susseguivano in un connubio di generi che iniziavano impensabilmente ad armonizzarsi tra loro. Lo scambio melodico tra i vicini permise a Loris di creare il suono perfetto capace di assorbire dentro di sè il suono stridulo e assordante, in questa maniera si poté impedire la sua diffusione nel resto del mondo. Mentre la musica tornava ad abbellire la vita degli italiani, Loris, si preparava ad abbandonare la penisola per rientrare in Argentina, orgogliosa di aver apportato qualcosa di positivo al paese dei suoi antenati. Mentre scendeva le scale, una valigia precipitò urtando la porta di Antonino, che era in cucina a preparare una buona impepata di cozze. Corse verso l'ingresso e finalmente, dopo aver comunicato solo attraverso il linguaggio della musica, i due vicini poterono guardarsi negli occhi e stringersi in un grande abbraccio. Entrambi si scoprirono e per Antonino, rubacuori com'era, fu una bella sorpresa. La crisi del suono con l‘ imposizione del silenzio e del mutismo aveva insegnato l’importanza dell’ascolto dell’altro e il sollievo di poter tornare a parlare. Fortunatamente nessuno più si sprecò in discorsi futili, la comunità apprese che se non si avevano parole interessanti da comunicare era meglio tacere o piuttosto cantare una canzone. Antonino invitò Loris a pranzare, dal pranzo al caffè, dal caffè al digestivo, dal digestivo al calice di vino del tramonto sul balconcino, e di lì si fece sera. Le valigie di Loris erano ancora sparse per le scale, i due erano così presi nel conversare che si dimenticarono i presupposti della loro giornata. Giunse mezzanotte, Loris si accorse che era un po' in ritardo con il suo programma di viaggio. Prima che andasse via, Antonino, con tutto il suo charme la invitò a ballare, impacciato ma sul tempo seguì la dama in un sensualissimo tango argentino. Loris ripartì imprimendo nella memoria dell'uomo il primo ballo della sua vita, perché lui si era un gran musicista ma non era mai stato un ballerino provetto e come gli fu insegnato da suo padre la vita è un gioco di carte in cui non si smette mai di imparare qual è quella che faccia al caso proprio.
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